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Spinning Out



Quest'anno Netflix ha debuttato con Spinning Out, una serie drammatica divisa in dieci puntate, uscita il 1 gennaio 2020. Creata da Samantha Stratton, è ambientata a Sun Valley, un resort dell'Idaho  e si incentra sulla vita di alcuni pattinatori artistici. Questa zona degli Stati Uniti offre importanti strutture sia per il pattinaggio sul ghiaccio e sia per gli altri sport invernali. In realtà le scene della serie tv non sono state girate al Sun Valley, e nemmeno negli Stati Uniti. La Pinecrest Ice Arena, la pista olimpionica di pattinaggio della serie, è il Teen Ranch Ice Corral di Orangeville in Ontario, mentre il Pinecrest Ski Resort è il Blue Mountain Village ski resort, sempre in Ontario, Canada. La scelta è ricaduta su questa zona canadese non solo per l'ambientazione costantemente invernale ma anche per facilitare le controfigure del pattinaggio artistico alla partecipazione nello show. Inizialmente per il ruolo di Kat Baker, la protagonista, era stata selezionata Emma Roberts. Dopo che la Roberts ha abbandonato il progetto, la scelta è ricaduta su Kaya Scodelario. Al cast si aggiungono Evan Roderick nei panni di Justin Davis e l'attrice che ha interpretato Primrose in Hunger Games,Willow Shields nei panni della sorellastra di Kat,Serena Baker. La madre di Kat, Carol Baker, è la famosa January Jones. Purtroppo è stato annunciato solo pochi giorni fa che non ci sarà una seconda stagione, sebbene sia davvero un prodotto fantastico. Evidentemente non ha avuto gli ascolti sperati da Netflix che ha così deciso di cancellarla dopo soltanto una stagione. La trama è molto semplice.
Kat è una promessa olimpionica del pattinaggio sul ghiaccio singolo ma a causa di un incidente resta traumatizzata e rinuncia al suo sogno. Vive con sua madre e sua sorella, entrambe amanti del pattinaggio, difatti Carol ha dovuto abbandonare il pattinaggio dopo la nascita di Kat, mentre Serena è una giovane promessa. Dopo l'incidente Kat ha un blocco, non riesce più ad eseguire i salti. Questo comporta a un suo autopunirsi maggiormente, mordendosi sul braccio. Sono scene davvero molto crude che trattano l'autolesionismo, però necessarie per fa capire come Kat reagisce ai suoi fallimenti. Le cose sembrano cambiare quando Justin ha bisogno di una nuova partner per il pattinaggio di coppia e la sua allenatrice Dasha Fedorova (Svetlana Efremova) gli propone Kat come sostituta. Il sogno delle Olimpiadi così sembra non essere più solo un sogno. Kat soffre di bipolarismo, anche la madre. Chi è affetto da bipolarismo alterna fasi di depressioni in cui nulla dona più piacere al soggetto a quelle maniacali in cui l'aggressività, la carenza di sonno e l'aumento delle attività e della propria resistenza  insieme alla volubilità di cambiare opinione riconducono il paziente in uno stato di instabilità. Tutto questo è mostrato all'interno della serie, in modo implacabile e senza filtri. Kat è costretta ogni giorno a prendere farmaci, viene spesso nominato il litio. In effetti il litio è uno stabilizzante dell'umore ed è usato nel trattamento come prevenzione sia delle fasi maniacali e sia depressive. Grazie a Carol riusciamo a vedere il dissidio interiore di una donna che, assumendo il litio, si sente più stanca e fiacca, mentre senza quelle compresse è capace di dominare il mondo. Proprio per questo Carol finisce con fare dei casini, perché prendere quelle pillole la fa sentire inutile, dunque, sospendendo la cura,spesso non è in sé.
 Anche la capacità di legare con gli altri è compromessa, è significativa la domanda che pone Kat alla madre: «Le persone come noi, con il cervello scombinato che hanno, come riconoscono l'amore?». L'amore è un sentimento già di per sé complicato, il più bello di tutti ma anche il più complesso. E ovviamente Kat si ritrova nella situazione in cui tutto quel che crede o pensa di sapere è un punto interrogativo. Come può riconoscere l'amore quando si presenta se il suo umore è oscillante per natura? Credo che questa sia una delle domande più forti della serie, nella sua semplicità spiega l'essenza della malattia. D'altronde la Scodelario ha accettato di interpretare questo personaggio proprio per il suo disturbo mentale, essendo la sceneggiatura trattata dannatamente bene. Kat sbaglia e si rialza, sua madre fa lo stesso. E poi c'è Serena che convive fin da piccola con due figure apparentemente stabili ma che al primo mancamento del farmaco come supporto possono scoppiare alla stregua di un palloncino. Ci sono diverse sottotrame interessanti, quella di Justin e il suo rapporto burrascoso con il padre James Davis (David James Elliott). O anche quella della migliore amica di Kat, Jenn Yu (Amanda Zhou), che dona tutta la sua vita al pattinaggio ma la sua carriera da pattinatrice è in bilico per un problema all'anca. Insomma, tra passione e malattia, le vicende regalano tante emozioni e riflessioni. La particolarità di questa serie non è tanto il pattinaggio ma il profilo psicologico dei personaggi e la trattazione dei disturbi mentali che spiccano in primo piano facendo passare la passione al secondo posto.
L'intro In the water di Joy Downer ci accompagna con dolcezza ed eleganza in questo viaggio crudo e forte. Il mio voto è 9, non solo perché ho amato i personaggi ma anche perché le coreografie, le sequenze, le musiche e i dialoghi sono stati perfetti. Il finale è abbastanza aperto, non ci si aspettava probabilmente la cancellazione della serie, ma soddisfacente. Una serie da non perdere per gli appassionati del pattinaggio, di storie drammatiche e per capire alcune dinamiche sui disturbi. La consiglio vivamente.
E per oggi è tutto,
-A. List


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