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Whatchmen, «Quis custodiet ipsos custodes?»

Dopo l'opera fumettistica di Watchmen (e Before Watchmen &Co.) creata da Alan Moore e illustrata da Dave Gibbons, dopo il film Watchmen del 2009 diretto da Zack Snyder, approda sul piccolo schermo il sequel di questo capolavoro. La serie Watchmen è stata ideata da Damon Lindelof ed è stata mandata in onda in nove appuntamenti sulla rete televisiva HBO a partire dal 20 ottobre 2019, in Italia su Sky Atlantic appena una settimana dopo. Per i neofiti non c'è alcuna spiegazione interna, è una serie che si propone ad un pubblico impastato almeno del film, altrimenti non si potrebbe apprezzare a pieno la storia e soprattutto non si capirebbero i moltissimi riferimenti agli avvenimenti precedenti che si riscontrano puntata dopo puntata. Ambientata trentaquattro anni dopo le vicende del film, ci ritroviamo catapultati in un 2019 distopico, dove la tecnologia si è sviluppata in modo differente da quella nostra odierna. Nella zona di Tulsa (Oklahoma),  viene fondato il Settimo Cavalleria, un gruppo terrorista fautore della supremazia bianca che  è riuscito a entrare in possesso del diario di Rorschach, contenente la verità nascosta sull'incidente del 1985. Mascherati come il vigilante scomparso Rorschach,prendono di mira figure governative, in particolare gli agenti di polizia. Per questo motivo la polizia può mettere delle maschere divenendo così a tutti gli effetti dei vigilanti. E non è proprio questa una storia di vigilanti? Con questa serie si va ad esplorare la storia del primo vigilante in assoluto ripreso da Minutemen,  Giustizia Mascherata ( Louis Gossett Jr.), attraverso dei flashback grazie all'espediente dell'assunzione di pasticche Nostalgia da parte della protagonista, Angela. Ogni puntata sembra dedicata a qualcosa, un passettino verso quello che dovrebbe essere la conclusione. Bando alle spiegazioni, bisogna interpretare ogni singolo dettaglio e stare attenti o ci perdiamo qualche informazione, come ad esempio basta una frase per farci capire chi è Capitan Metropolis, basta un easter egg che ci riporta al contesto in cui è sviluppata la trama. In effetti fino alle ultime puntate non si riesce a comprendere quali siano i reali fili della storia, cosa stia succedendo davvero. Poi nelle tre puntate finali c'è il botto, tutti i pezzi del puzzle si congiungono e ci permettono di collegare ogni cosa, meravigliandoci di come quel file rouge ha sempre collegato la fine e l'inizio in modo silenzioso, creando il quadro perfetto. Difficilmente ci si può spogliare di un paragone con il precedente lavoro fatto nello stesso universo. Lindelof ha rischiato grosso seguendo questa strada, le orme precedenti avevano lasciato un segno indelebile. Dover accontentare i fans, dover entrare in un universo che non è stato ideato dalla propria mente, dover mantenere una certa coerenza coi personaggi già incontrati nell'opera precedente e farli combaciare con quelli del tutto nuovi. Insomma, un lavoraccio che ha davvero dato i suoi frutti visto la quantità infinita di cose che bisognava tener conto per questa produzione. La protagonista indiscussa è Angela Abar, ossia la vigilante Sorella Notte. 

Interpretata da Regina King, è un personaggio pieno di sfaccettature, sa essere dolce ma anche acida, è sfrontata e timida allo stesso tempo. Ho amato la King nei panni di Angela, ha retto da sola l'intero show. Dopo la morte del suo capo  Judd Crawford (Don Johnson), scopre delle verità che vanno ad intaccare ogni sua conoscenza e piano piano inizia un percorso che la porterà a scoprire le sue origini. Un omaggio sicuramente al film che inizia con la morte del Comico e da qui parte la ricerca per scoprire chi l'abbia ucciso. Ritroviamo Spettro di Seta II, Laurie Blake ( Jean Smart) che ha ormai perso fiducia nei vigilanti e fa parte della squadra anti vigilanti dell'FBI. Si scontra con Angela perché entrambe indagano sulla morte di Judd. Non può mancare Ozymandias, ossia Adrian Veidt (Jeremy Irons), l'uomo più intelligente del mondo che ancora una volta si troverà davanti al quesito più difficile a cui rispondere: in una guerra, sacrifico i pochi per salvarne molti o lascio che muoiano tutti? Adrian, infatti, narcisista fino al midollo, è convinto che le sue scelte passate siano state giuste o comunque son state fatte seguendo una giusta causa: evitare che le due potenze mondiali si scontrassero, d'altronde parliamo del periodo della Guerra Fredda. L'astuzia usata da Adrian nel film scansa questa catastrofe globale ma ne crea altre minori, uccidendo molti innocenti e facendo credere che ci siano invasioni aliene. Come si dice, il nemico del mio nemico è mio amico! Ed è su questo flebile e sottilissimo filo che la pace tra URSS e Stati Uniti si mantiene a galla dopo anni. 
 Gli effetti rovinosi di queste false invasioni aliene hanno creato terrore e paura, sconvolgendo vite come quella del vigilante Specchio ( Tim Blake Nelson), un uomo la cui storia toccante fa pensare moltissimo a come sarebbe vivere nella paura di una menzogna, e una volta scoperta la verità, come il bisogno di giustizia e vendetta diventi impellente. La trama è piena di colpi di scena, si scoprirà che il Dottor Manhattan (Yahya Abdul-Mateen II) non è su Marte, e attraverso il suo modo di vedere il passato, presente e futuro contemporaneamente, la puntata otto ci offre un capolavoro nel capolavoro, dove le parole seguono i fatti, o forse i fatti seguono le parole, è un po' complicato dirlo quando sei il Dottor Manhattan e conosci già il tuo futuro. Non andrò nei dettagli della trama in sé perché bisogna gustarla davanti allo schermo. Però mi posso soffermare sulle tematiche che da sempre si è posto di affrontare Watchmen, strategie di guerra e suprematismo bianco. In questa serie il razzismo è radicato agli albori, lotta tra bianchi e neri, quasi come se il colore della pelle potesse denotare un qualche privilegio in più. Ed è triste pensare che comunque l'odio esiste ancora. Se Moore ha sullo sfondo il periodo buio della guerra del Vietnam, per la propria causa la serie sceglie la ferocia delle violenze razziali avvenute a Tulsa nel 1921, considerato ancora tutt'oggi uno dei più gravi incidenti a sfondo razzista della storia americana. Sorella Notte, una donna nera vestita da suora e coprendosi il volto con un passamontagna, combatte il crimine, spera in un mondo senza discriminazioni e più sicuro. Un easter egg degno di nota è il motto della polizia, «Quis custodiet ipsos custodes?», testo di un graffito che ritroviamo nel film e nel fumetto e che Moore riprende dalla VI satira di Giovenale, "chi sorveglierà i sorveglianti stessi" (iconica frase who watches the watchmen)?  Bella domanda, a cui non si può dare risposta perché la maschera è una protezione ma allo stesso tempo una giustificazioni ad azioni spregevoli. Dunque è molto interessante vedere come quelli del Settimo Cavallerie indossino la maschera di Rorschach e combattano contro i vigilanti, maschera contro maschera.
 Ma questa setta è più di una setta, è più di un semplice gruppo che crede nella supremazia dei bianchi. Si scoprirà che  ha radici ben più lontane e che i suoi esponenti non sono seguaci di Rorscharch, anche perché lui era un detentore della verità, non un predicatore del razzismo. La sua maschera è stata usata non tanto per gli ideali da lui condivisi ma perché, grazie ai suoi diari, sono venuti a conoscenza di verità scottanti accadute anni addietro. Peraltro il test usato con il vigilante dissolto dal dottor Manhattan, è utilizzato per captare i razzisti o chi fa parte di questa setta. Ma la maschera è solo una maschera, non si può nascondere cosa si prova, che sia odio o paura, coraggio o vigliaccheria.
D'altronde  «Non puoi guarire sotto una maschera. Alle ferite serve aria.», dice Giustizia Mascherata ad Angela. E mentre ci sono persone che lottano per il potere assoluto, per diventare dèi o scappano di fronte alle proprie responsabilità crogiolandosi di aver fatto ciò che si riteneva giusto, c'è chi ha smesso di vedere il mondo con paura e preoccupazione. Con grande disincanto, Spettro di Seta II afferma alla fine che «Il mondo finirà? Sì. Lo ripetono di continuo, eppure non avviene mai». Il finale è del tutto aperto, ci lascia con un punto interrogativo anche se non penso sia dovuto al rinnovo della serie poiché è pensata come autoconclusiva. Probabilmente ci lascia in sospeso perché vorrebbe farci viaggiare con la nostra fantasia, pensando cosa si possa fare con dei grandi poteri. Da grandi poteri derivano grandi responsabilità, e non tutti sono pronti ad assumerle. Votazione: 8 e mezzo. Mi è piaciuta nel complesso, in linea con quel che è stato fatto fino ad ora con questo universo DC, pieno di colpi di scena, poca coralità ma funzionale. Non è la serie che più mi ha colpito ma del tutto consigliabile al fandom di Watchmen!
 Per oggi è tutto, 
A. List

 

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