Interpretata da Regina King, è un personaggio pieno di sfaccettature, sa essere dolce ma anche acida, è sfrontata e timida allo stesso tempo. Ho amato la King nei panni di Angela, ha retto da sola l'intero show. Dopo la morte del suo capo Judd Crawford (Don Johnson), scopre delle verità che vanno ad intaccare ogni sua conoscenza e piano piano inizia un percorso che la porterà a scoprire le sue origini. Un omaggio sicuramente al film che inizia con la morte del Comico e da qui parte la ricerca per scoprire chi l'abbia ucciso. Ritroviamo Spettro di Seta II, Laurie Blake ( Jean Smart) che ha ormai perso fiducia nei vigilanti e fa parte della squadra anti vigilanti dell'FBI. Si scontra con Angela perché entrambe indagano sulla morte di Judd. Non può mancare Ozymandias, ossia Adrian Veidt (Jeremy Irons), l'uomo più intelligente del mondo che ancora una volta si troverà davanti al quesito più difficile a cui rispondere: in una guerra, sacrifico i pochi per salvarne molti o lascio che muoiano tutti? Adrian, infatti, narcisista fino al midollo, è convinto che le sue scelte passate siano state giuste o comunque son state fatte seguendo una giusta causa: evitare che le due potenze mondiali si scontrassero, d'altronde parliamo del periodo della Guerra Fredda. L'astuzia usata da Adrian nel film scansa questa catastrofe globale ma ne crea altre minori, uccidendo molti innocenti e facendo credere che ci siano invasioni aliene. Come si dice, il nemico del mio nemico è mio amico! Ed è su questo flebile e sottilissimo filo che la pace tra URSS e Stati Uniti si mantiene a galla dopo anni.
Gli effetti rovinosi di queste false invasioni aliene hanno creato terrore e paura, sconvolgendo vite come quella del vigilante Specchio ( Tim Blake Nelson), un uomo la cui storia toccante fa pensare moltissimo a come sarebbe vivere nella paura di una menzogna, e una volta scoperta la verità, come il bisogno di giustizia e vendetta diventi impellente. La trama è piena di colpi di scena, si scoprirà che il Dottor Manhattan (Yahya Abdul-Mateen II) non è su Marte, e attraverso il suo modo di vedere il passato, presente e futuro contemporaneamente, la puntata otto ci offre un capolavoro nel capolavoro, dove le parole seguono i fatti, o forse i fatti seguono le parole, è un po' complicato dirlo quando sei il Dottor Manhattan e conosci già il tuo futuro. Non andrò nei dettagli della trama in sé perché bisogna gustarla davanti allo schermo. Però mi posso soffermare sulle tematiche che da sempre si è posto di affrontare Watchmen, strategie di guerra e suprematismo bianco. In questa serie il razzismo è radicato agli albori, lotta tra bianchi e neri, quasi come se il colore della pelle potesse denotare un qualche privilegio in più. Ed è triste pensare che comunque l'odio esiste ancora. Se Moore ha sullo sfondo il periodo buio della guerra del Vietnam, per la propria causa la serie sceglie la ferocia delle violenze razziali avvenute a Tulsa nel 1921, considerato ancora tutt'oggi uno dei più gravi incidenti a sfondo razzista della storia americana. Sorella Notte, una donna nera vestita da suora e coprendosi il volto con un passamontagna, combatte il crimine, spera in un mondo senza discriminazioni e più sicuro. Un easter egg degno di nota è il motto della polizia, «Quis custodiet ipsos custodes?», testo di un graffito che ritroviamo nel film e nel fumetto e che Moore riprende dalla VI satira di Giovenale, "chi sorveglierà i sorveglianti stessi" (iconica frase who watches the watchmen)? Bella domanda, a cui non si può dare risposta perché la maschera è una protezione ma allo stesso tempo una giustificazioni ad azioni spregevoli. Dunque è molto interessante vedere come quelli del Settimo Cavallerie indossino la maschera di Rorschach e combattano contro i vigilanti, maschera contro maschera.
Ma questa setta è più di una setta, è più di un semplice gruppo che crede nella supremazia dei bianchi. Si scoprirà che ha radici ben più lontane e che i suoi esponenti non sono seguaci di Rorscharch, anche perché lui era un detentore della verità, non un predicatore del razzismo. La sua maschera è stata usata non tanto per gli ideali da lui condivisi ma perché, grazie ai suoi diari, sono venuti a conoscenza di verità scottanti accadute anni addietro. Peraltro il test usato con il vigilante dissolto dal dottor Manhattan, è utilizzato per captare i razzisti o chi fa parte di questa setta. Ma la maschera è solo una maschera, non si può nascondere cosa si prova, che sia odio o paura, coraggio o vigliaccheria.
D'altronde «Non puoi guarire sotto una maschera. Alle ferite serve aria.», dice Giustizia Mascherata ad Angela. E mentre ci sono persone che lottano per il potere assoluto, per diventare dèi o scappano di fronte alle proprie responsabilità crogiolandosi di aver fatto ciò che si riteneva giusto, c'è chi ha smesso di vedere il mondo con paura e preoccupazione. Con grande disincanto, Spettro di Seta II afferma alla fine che «Il mondo finirà? Sì. Lo ripetono di continuo, eppure non avviene mai». Il finale è del tutto aperto, ci lascia con un punto interrogativo anche se non penso sia dovuto al rinnovo della serie poiché è pensata come autoconclusiva. Probabilmente ci lascia in sospeso perché vorrebbe farci viaggiare con la nostra fantasia, pensando cosa si possa fare con dei grandi poteri. Da grandi poteri derivano grandi responsabilità, e non tutti sono pronti ad assumerle. Votazione: 8 e mezzo. Mi è piaciuta nel complesso, in linea con quel che è stato fatto fino ad ora con questo universo DC, pieno di colpi di scena, poca coralità ma funzionale. Non è la serie che più mi ha colpito ma del tutto consigliabile al fandom di Watchmen!
Per oggi è tutto,
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